Un prodotto assai presente sulle tavole italiane è stato recentemente ritirato dal mercato. Una bimba si è sentita male
Recentemente, l’ospedale di Bolzano ha riportato alla ribalta un grave episodio di intossicazione alimentare che ha coinvolto una bambina di un anno di Cortina d’Ampezzo. La piccola è stata ricoverata a causa della sindrome emolitico uremica (SEU), una complicanza seria legata all’infezione da Escherichia coli produttore di Shiga-tossina. Fortunatamente, dopo il ricovero, la bimba si è ripresa e ha potuto fare ritorno a casa. Questo caso mette in evidenza l’importanza della sicurezza alimentare, specialmente per i più giovani, e ha portato a un richiamo massiccio di un prodotto specifico. Ecco quale.
La SEU è una condizione che colpisce prevalentemente i bambini in età prescolare e si manifesta come una grave complicanza dopo un’infezione da E. coli. Questo batterio è noto per essere presente in alimenti non adeguatamente trattati, come il latte crudo e i formaggi prodotti con latte crudo, ma anche in carni crude o poco cotte. Le conseguenze di questa infezione possono essere devastanti, portando a insufficienza renale e, nei casi più gravi, a complicazioni a lungo termine. È quindi fondamentale che i genitori prestino attenzione ai prodotti alimentari che offrono ai propri figli, specialmente quelli contenenti latte crudo.
L’epidemia è stata tracciata attraverso indagini epidemiologiche che hanno messo in relazione la tossinfezione con il consumo di un formaggio saporito di montagna, specificamente prodotto da un caseificio trentino. Le indagini microbiologiche condotte dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie hanno confermato la presenza di Escherichia coli STEC in campioni di questo formaggio, portando immediatamente a misure di richiamo.
Il ritiro del prodotto
Il prodotto ritirato è il formaggio saporito della Val di Fassa. In risposta alla situazione, il Ministero della Salute ha emesso un avviso di richiamo precauzionale per 50 lotti di formaggio Saporito della Val di Fassa, sia in formato grande che piccolo. L’avviso di richiamo sottolinea il rischio potenziale associato al consumo di questi prodotti, che sono venduti in forme intere e appartengono a specifici lotti: 24213, 24212, 24211, 24210, 24205, 24204, 24202, 24201, 24199, 24198, 24197, 24194, 24193, 24192, 24191, 24189, 24188, 24186, 24185, 24183, 24244, 24243, 24241, 24238, 24236, 24235, 24234, 24231, 24229, 24228, 24227, 24225, 24224, 24223, 24221, 24219, 24218, 24217, 24216, 24266, 24264, 24260, 24258, 24254, 24252, 24250, 24246, 24248, 24256 e 24263, tutti con scadenza a 50 giorni.
Il formaggio in questione è stato prodotto dal Caseificio Sociale di Predazzo e Moena Sca, situato in via Fiamme Gialle 48 a Predazzo, nella provincia autonoma di Trento, contrassegnato con il marchio di identificazione CE 42/012. Per garantire la sicurezza dei consumatori, l’azienda ha raccomandato di non consumare il formaggio appartenente ai lotti richiamati. I consumatori che hanno acquistato il prodotto sono invitati a restituirlo al punto vendita dove è stato comprato, per ricevere un rimborso o una sostituzione.
Il caso della bimba di Cortina d’Ampezzo deve servire da monito per tutti i genitori. La scelta di alimenti sicuri è fondamentale per garantire la salute dei più piccoli e la consapevolezza riguardo ai rischi associati al consumo di prodotti a base di latte crudo è essenziale. In un’epoca in cui la qualità degli alimenti è sempre più sotto esame, la responsabilità di produrre e consumare cibi sani e sicuri è compito di tutti, dai produttori ai consumatori.